È di 247 il numero delle vittime accertate del terremoto, che ha sconvolto il centro Italia, ma gli stessi soccorritori evidenziano che è “un numero provvisorio” che, purtroppo, potrebbe crescere (sarebbero oltre 250). Si continua a scavare fra le macerie, si è continuato a cercare i dispersi nel buio di una notte fredda, alle prime luci dell’alba grigia e ancora le ricerche non si sono interrotte. Non si vuole perdere la speranza (ed è giusto che sia così) di riuscire a salvare qualche vita, di salvare qualche superstite rimasto intrappolato sotto pietre e suppellettili distrutti delle abitazioni squassate dal sisma.
E mentre le squadre dei Vigili del Fuoco e di quanti sono al lavoro da ore e ore, con l’aiuto dei cani addestrati, proseguono a scavare a mani nude cercando di udire qualche lamento che indichi la presenza di un disperso, i parenti delle vittime hanno il loro calvario nel riconoscimento dei loro cari dove le salme sono state ricomposte grazie al personale della Protezione civile e della Croce Rossa. Tendopoli del dolore, le hanno chiamate, ma non c’è definizione che possa descrivere il “dopo” terremoto dei vivi. Tanti e tanti che oltre alla loro casa hanno perduto un familiare. Ora si parla di solidarietà nazionale, ma qui nei paesi fantasma, nei paesi che non ci sono più, la solidarietà si è toccata con mano sin dall’inizio, subito dopo la terribile scossa di magnitudo 6 della scala Richter, registrata alle 3:36 di mercoledì 24 agosto anno Domini 2016, con epicentro nei pressi di Accumoli. E da quel momento quasi altre cinquecento scosse sismiche di intensità minore, ma che comunque non hanno fatto che aggravare la situazione degli edifici apparentemente rimasti indenni.
247 morti il bilancio ufficiale di chi ha perso la vita fino a questo momento. 190 nel Reatino e 57 nell’Ascolano. “Ma si tratta di un numero aperto», destinato a crescere ancora” ha affermato Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile. Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, frazione di Arquata, sono paesi rasi al suolo, come se avessero subito un bombardamento a tappeto da seconda guerra mondiale. La maggior parte degli abitanti la zona non ha utilizzato le tendopoli attrezzate per essere ricoverate e rifocillate: ha preferito rimanere nei pressi delle loro abitazioni per vigilarle. Il fenomeno dello sciacallaggio, purtroppo, si è ripresentato e ha imposto alle forze di polizia un controllo minuzioso.
La situazione resta in aggiornamento.